Sempre in movimento
Mi affascina il movimento che genera figure umane sfocate, distese, diafane, indefinite, poetiche.
Come il corpo di un attore, la camera è un oggetto prezioso, anello di congiunzione fra la mia immaginazione e la creazione di una forma artistica esposta al mondo.
Niente è ben definito, ma tutto è definibile. Il mio desiderio è di creare una relazione tra l’opera e il suo teste. Non spiegare, non illustrare. Creare ampi spazi per l’immaginazione, per l’interpretazione.
Far sentire ogni osservatore vivo, soddisfatto di partecipare alla vita dell’immagine.
Il mio bisogno è quello di trasformare l’opera d’arte in un’altra opera.
Scendere nel dettaglio e farsi sorprendere dalle nuove forme che appaiono.
La mia azione è performativa, la macchina è manuale, i parametri vanno continuamente modificati; un flusso creativo mi travolge, sono in movimento, cambio e cambio ancora il mio punto di vista. Il mio piacere non sta nel migliorare la tecnica, ma nell’esplorare il poetico.