E’- xtasy la metafora dell’opera di Giò Pasta, nella scena qui rappresentata in un’ ambiente ludico/creativo affollato da una serie di persone in preda a “l’esperienza sensoriale” fortissima e profonda, oltre il limite che si possa provare; che risponde all’esigenza di sentirsi uniti all’altro, di prendere e dare confidenza, di ricevere e ottenere aiuto, di poter accettare ed essere accettato. L’intesa è la perfezione di tutto ciò che li circonda è al massimo: i suoni, il ritmo, i fasci di luci, il contatto con qualunque cosa dia un piacere diverso.
Mentre la realtà stessa spesso è superiore, stimola una sostanza psicoattiva, che provoca effetti intriganti, eccitanti, tranquillizzanti spettacolari, stati d’animo a mente lucida simili a quelli ottenuti nell’amore verso noi stessi dentro e fuori, verso chi si ama; insieme al più modesto tesoro di comprensione nel campo, particolarmente delle arti, o si rimane in estasi per il suono di una musica particolare. Chi apre “le porte delle percezioni” e, non usa il “depuratore”, in particolare, aumenta notevolmente la produzione di serotonina, neurotrasmettitore che regola l’umore, l’appetito, il sonno e il sogno.
La maggior parte degli uomini e delle donne conduce una vita, nella peggiore delle ipotesi così penosa, nella migliore così monotona, povera e limitata, che il desiderio di evadere, la smania di trascendere se stessi, sia pure per qualche momento, è, ed è stato sempre, uno dei principali bisogni dell’anima.