Qualsiasi oggetto, una volta sfruttato per il consueto utilizzo, può avere una seconda e più dignitosa esistenza
Christian Sacchi, in arte aChryliko, classe 1972. Matura la propria creatività artistica in maniera del tutto autonoma. Dal 2014 ha deciso di affrontare una nuova e ambiziosa sfida: nei suoi lavori abbina materiali di riciclo ed effetti materici al figurativo, cercando così di dare nuova vita a materiali e oggetti che solitamente finiscono nella spazzatura.
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Quali sono le ragioni che ti hanno spinto a iniziare il tuo percorso artistico?
Ho iniziato a dipingere nel 2005 e il motivo è stato prettamente economico. Dopo aver speso tutti i miei risparmi per accendere un mutuo, ho deciso di cimentarmi nella pittura materica/informale per riempire le pareti vuote e dare così un po’ di colore alla mia nuova casa.
Ho sempre avuto la passione per il disegno e per l’arte in generale. Ho frequentato un istituto artistico in età scolastica ma non avevo mai dipinto su una tela prima di allora.
La vera scintilla però è scoccata nel 2009, dopo aver letto Duma Key di Stephen King, romanzo il cui protagonista rimane paralizzato a causa di un incidente, e costretto alla sedia a rotelle, inizia a dipingere diventando un artista di successo.
C’è stato qualcuno nella tua vita che ti ha influenzato maggiormente?
Inizialmente Alberto Burri mi ha conquistato per la sua abilità nel creare bellezza da oggetti decisamente poco attraenti. Andy Warhol ha, invece, influito radicalmente al cambiamento del mio linguaggio artistico con la sua Pop Art, semplice, diretta e fruibile da chiunque.
Pensi che l’Arte debba essere un “colloquio” con sé stessi o con gli altri?
L’arte, per quanto mi riguarda, per prima cosa è una valvola di sfogo. Nel mio caso la pop art diventa una personale interpretazione di icone del mondo dello spettacolo e una rivisitazione di opere di artisti famosi in chiave ironica con l’utilizzo di materiali di scarto.
L’arte secondo me non deve essere necessariamente un mezzo di denuncia sociale, ma ovviamente si presta a rappresentare gli stati d’animo della generazione del momento.
Nella mia arte preferisco puntare sull’ironia. Rappresento spesso personaggi del mondo del cinema e della musica, abbinandoli a loghi di brand famosi, giocando col significato delle parole. Per questo do molta importanza ai titoli delle mie opere che non sono quasi mai casuali.
Riusciresti a sintetizzare la tua arte attraverso una frase, o magari, attraverso una sola parola?
Qualsiasi oggetto, una volta sfruttato per il consueto utilizzo, può avere una seconda e più dignitosa esistenza
Che cosa significa essere artista, soprattutto oggi?
Essere artista dà la possibilità di esprimere le proprie idee, creare un qualcosa che inizialmente è solo nella propria testa. Entrare nelle case delle persone con la propria arte, lasciare un segno indelebile del proprio linguaggio artistico, sono sensazioni che ripagano appieno tutte le fatiche e i sacrifici fatti per sperimentare e trovare una personale dimensione nel mondo dell’arte.
Da che cosa o da chi trai maggiore ispirazione?
Il materiale di riciclo è il mio maggior punto di riferimento: quando smonto piccoli elettrodomestici guasti, computer o semplicemente trovo in giro un pezzo particolare, riesco immediatamente a contestualizzarlo all’interno di una tela o di una scultura.
Oltre a Burri e Warhol anche la Street Art di Haring e Banksy ha influenzato spesso i miei lavori.
Una citazione o una frase che ripeteresti volentieri
Le mosche non riposano mai, perché la merda è veramente tanta
Alda Merini